«No» alle cure, poi la strage Omicidio-suicidio a Napoli

Nicola, suo figlio, aveva solo cinque anni quando accettò il consiglio di farsi aiutare, nel 2003. Ma Cesare Cuozzo, l’ex bidello che nella notte tra lunedì e martedì ha ammazzato il ragazzo di 17 anni e la sua mamma, mentre dormivano, e poi si è ucciso con un colpo di pistola, metteva piede raramente nell’ambulatorio del suo psichiatra, al distretto sanitario in via Disney, l’ultima volta mesi fa, e rifiutava anche le visite a domicilio. Per non incrementare presunte e «ulteriori maldicenze» da parte dei vicini dovute all’arrivo di un’auto dell’Asl nel parco di San Giovanni a Teduccio. I contatti con il medico, spesso sostenuti da Anna, consorte di Cuozzo e sorella dell’assessore Nino Daniele, erano diventati più radi ma non s’erano mai interrotti e avvenivano soprattutto per telefono.

L’articolo sul Mattino: link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.