La rosa se l’azzurro la colora
di sé rossa nel verde alza la rosa,
rosa di macchia fulgida la rosa
rossa d’azzurro, viola d’acqua nera.
(Alfonso Gatto)
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
(Eugenio Montale e gli occhi di mio zio Rosario)
Il timore, il desiderio, la speranza ci lanciano verso l’avvenire e ci tolgono il sentimento e la considerazione di ciò che è, per intrattenerci su ciò che sarà, quando appunto noi non saremo più.
(Michel de Montaigne)
Ho un’enorme sete di vita, di lotta, di fatica, una sete che nell’anima mia si è fusa all’amore…
La banda suona così allegra, viva, mette voglia di vivere! Oh, Dio mio! Il tempo passerà e noi scompariremo per sempre, ci dimenticheranno, dimenticheranno i nostri volti, le nostre voci e quante eravamo, ma le nostre sofferenze si trasformeranno in gioie per quelli che verranno dopo di noi. Felicità e pace scenderanno sulla terra e ci sarà una buona parola e riconoscenza per quelli che vivono ora. Oh, care sorelle, la nostra vita non è ancora finita. Vivremo! La banda suona così allegra, con tanta gioia e pare che tra poco anche noi sapremo perché siamo al mondo, perché soffriamo… Ah, saperlo, saperlo!
(Anton Cechov)
Nasconditi la faccia tra le mani
Poiché abbiamo attraversato il fiume e il vento offre soltanto un torpido sdipanarsi di freddo cui ci siamo adattati con mansuetudine, senza più aspettarci altro oltre a ciò che ci è stato dato, e senza più chiederci com’è che siamo arrivati in questo luogo, non ci dispiace affatto che niente sia andato come avevamo sperato. Non c’è modo di dissipare la foschia in cui viviamo, non c’è modo di sapere che ci è stato inflitto un altro giorno. La neve silenziosa del pensiero si scioglie senza una sola possibilità di attecchire. Nessuno ha la minima idea di dove siamo. Le porte sull’assenza di luogo si moltiplicano e il presente è così distante, così profondamente distante.
(Mark Strand)
Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me
(Immanuel Kant)
Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.
(Cesare Pavese)