Una neonata è morta in ambulanza, il 12 febbraio, in un viaggio disperato a Ragusa da Catania perché tutti posti in terapia intensiva nella sua città risultavano occupati. Dieci domande per evitare altre tragedie.
1. Le linee guida internazionali prevedono punti nascita oltre i mille parti all’anno e sottolineano che quelli più sicuri hanno la terapia intensiva neonatale e la rianimazione. Le donne sono informate?
2. Ci sono strutture ben al di sotto degli standard indicati dal ministro alla salute, Beatrice Lorenzin, cioè al di sotto dei 500 parti all’anno. Di chiuderle si parla da tanto, troppo tempo. La svolta, se non ora, quando?
3. Anche in clinica va garantita l’immediata assistenza al neonato in attesa di un trasferimento in un centro specializzato, se necessario. Ma quanti centri, privati e convenzionati, sono attrezzati?
4. Riconoscere subito i sintomi di una complicanza, respiratoria e non solo, è fondamentale per non perdere tempo prezioso. Tutti i punti nascita in Italia hanno équipe preparate e pronte a intervenire?
5. Solo in Campania sono addirittura tre i reparti di terapia intensiva neonatale senza punto nascita. Che si fa per eliminare controsensi evidenti?
6. E i posti di terapia intensiva neonatale sono sufficienti o comunque attrezzati per fronteggiare qualunque tipo di emergenza?
7. L’organizzazione, dai posti letto al personale qualificato, è adeguata anche per risolvere gravi patologie chirurgiche?
8. Sempre in Campania c’è un 118 dedicato esclusivamente ai neonati. Perché manca in Sicilia?
9. Nel resto d’Italia, come funziona il servizio di trasporto neonatale?
10. All’inizio, una donna incinta brancola nel buio. Come può farsi una sua idea e mettere a confronto i diversi punti nascita, se non ha a disposizione una “guida” completa?